3.10.22

Roma Street art. La mostra alla Galleria Alberto Sordi

MURo Museo di Urban Art di Roma presenta:

ROMA STREET ART

a cura di / curated by David Diavù Vecchiato

Galleria Alberto Sordi, Roma.

29/09 - 30/11/2022 

www.romastreetart.com

Info opere / Info about artworks:  info@muromuseum.com

Con opere di / artworks by:

Alessandra Carloni

Beetroot

Bol Pietro Maiozzi

Camilla Falsini

Daniele Tozzi

Diamond

Diavù

Elia 900

Giulio Vesprini

Gojo

JB Rock

Leonardo Crudi

Marco Réa

Maupal

Mr. Klevra

Mr. Thoms

Nicola Alessandrini

omino71

Orghone

Solo

Uman

Zed1

Esposizione a cura di: David Diavù Vecchiato
Redazione: MURo Museo di Urban Art di Roma
Assistente alla curatela: Mirko Pierri
Consulente legale: Pietro Cuffaro
Traduzioni: Sofia Vecchiato e Filippo Ronci
 

L'arte del futuro spia con grandi occhi scuri spalancati sul centro dalla periferia, mescolata coi
detriti e le macerie della città degradata (...).

(Francesca Alinovi, Flash Art n.107, 1982)
 
1968 – 1992 I semi della Street art
Roma non è una città come le altre.
Soprattutto quando parliamo di arte.
Non lo è per la quantità e qualità dei suoi siti archeologici, per le opere distribuite nel tessuto
urbano, nei musei, nelle chiese, nei luoghi generalmente non destinati all’arte.
È una città che si distingue, anche nel rapporto con il Writing e la Street art.

1968: il collettivo Gli uccelli realizza un graffito politico sulla facciata della Facoltà di
Architettura, da un cartone disegnato da Renato Guttuso
1974: l’artista Giancarlo Croce dipinge L’uccello del paradiso a Porta Portese
1976: il collettivo L’Asino che vola dipinge i murales di Tor di Nona per attirare l’attenzione
pubblica sul degrado e lo spopolamento delle case popolari del lungotevere
1979: The Fabulous Five, presso la Galleria La Medusa a Roma, è la prima esposizione al di
fuori degli Stati Uniti dedicata al Writing
1984: Keith Haring, a Roma per la mostra Arte di Frontiera dipinge un’opera (poi cancellata)
sul Palazzo delle Esposizioni
1987: l’artista Fausto delle Chiaie inizia a esporre quotidianamente le sue installazioni in
strada, prima al Pincio e poi a Piazza Augusto Imperatore, fonte d’ispirazione di molti street
artist romani
Dal 1992 a oggi: da 30 anni ininterrottamente generazioni di writer dipingono le loro opere
sui vagoni delle metropolitane romane e questo rende Roma un caso unico al mondo.

Questa mostra nasce proprio per celebrare i 30 anni di Street art a Roma.
Immergiti nella mostra e lasciati sedurre!
 
Graffito del Collettivo Gli uccelli a La Sapienza, Roma 1968
 
 
Keith Haring a Roma, Palazzo delle Esposizioni, 11 settembre 1984. 
Foto di Stefano Fontebasso De Martino. Courtesy MACRO - CRDAV

 
Collettivo L'Asino che vola, Tor di Nona, Roma 1976.
Foto di Mimmo Frassineti tratta dal libro Street Art a Roma
 

L'artista Fausto Delle Chiaie con alcune sue opere urbane

2007: Fra strada e gallerie
Tra il 1992 e i primi anni 2000 si realizzano a Roma fanzine, eventi, mostre e festival
indipendenti che promuovono Writing e arte visiva underground, come l’Happening
Internazionale Underground
al Forte Prenestino a Centocelle o l’International Poster Art a San
Lorenzo.
Il 2007 è un anno significativo nel passaggio di testimone dal Writing alla Street art: si parte
da graffiti e piccoli interventi spontanei di arte urbana - come poster e stencil (tra i primi si
ricordano i poster di Pino Boresta, gli stencil di Sten e le tag di TUFF) – per approdare ai primi
murales.
2007: Attraverso il progetto CROMiAe, l’associazione WALLS chiede al Comune di Roma la
disponibilità di muri da dipingere, i Muri Liberi e Muri Legali su cui realizzare opere senza incorrere in denunce e sanzioni. L’associazione stessa organizza jam per la realizzazione di
piccoli murales.
Nello stesso anno, una nuova generazione di artisti che fino a quel momento aveva dipinto le
proprie opere prevalentemente in strada, inizia a esporre in gallerie d’arte emergenti, con
l’intento di dedicarsi sempre più a forme d’arte underground. Fra gli esponenti di rilievo si
distinguono Wunderkammern, Mondo Bizzarro, Dorothy Circus Gallery e MondoPOP. Si
iniziano così a produrre in città interventi artistici e i primi murales legati alla promozione di
mostre.
2008: la mostra Scala Mercalli. Il terremoto creativo della Street Art Italiana allestita presso
l’Auditorium Parco della Musica rivela l’esigenza di mettere insieme i nomi più importanti
per fare ufficialmente il punto sulla scena Street italiana e romana.
 
AAVV - Progetto del Laboratorio di Disegno del CSOA Forte Prenestino a cura di BOL Pietro Maiozzi, Roma 1997


Gojo, Senza titolo. Roma 2003
 
 
omino71 & friends, Stick my world. A cura di omino71 per WiFi Art, Circolo degli artisti, Roma, 2008, 2009 e 2010
 

2010 La Rinascita dell’arte pubblica
Nel 2010 Roma vive una vera e propria rinascita dell’arte pubblica, attraverso interventi di
Street art eclettici. In questo anno esplode anche la tendenza a realizzare grandi murales nei
quartieri periferici.

Primavera 2010:
a San Lorenzo, Hitnes, Hogre, Hopnn, Agostino Iacurci, Lucamalente, Omino
71 e Uno, realizzano una jam di murales in occasione dell’evento Collective.
Estate 2010: il noto street artist francese Invader realizza a Roma 66 interventi artistici non
autorizzati, in occasione della sua prima personale italiana alla galleria Wunderkammern,
incollando piccoli mosaici dei suoi alieni pixellati. Contemporaneamente, durante la prima
edizione del Festival dedicato all’arte urbana Outdoor, vengono prodotte a Ostiense e
Garbatella quattro opere monumentali su carta degli artisti: L’Atlas, C215,, Sten & Lex e il
murale Wall of Fame di JB Rock.
Autunno 2010: Al Quadraro, a dicembre, nasce MURo (Museo di Urban Art di Roma): un progetto di museo di Street art di respiro internazionale che ha l’intento di donare simboli all’identità e alle storie
del quartiere attraverso i murales. I primi due murales sono del suo ideatore Diavù.
 
Invader, Invasion of Rome, Roma 2010. Courtesy Wunderkammern
 
 
JB Rock, Wall of fame per Outdoor Festival. Ostiense, Roma 2010. 
Foto di Mimmo Frassineti tratta dal libro Street Art a Roma
 
 
 Diavù, Art Pollinates Quadraro, per MURo Museo di Urban Art di Roma. Quadraro, Roma 2010
 

2012 – 2022 L’ultimo decennio
Dal 2010 in poi a Roma si moltiplicano le occasioni per realizzare opere di Urban art.
Mentre MURo, Outdoor Festival, Wunderkammern e altre realtà continuano a produrre
murales, al Quadraro, Torpignattara e Ostiense nascono nuovi progetti spontanei, alcuni legati
a spazi occupati, oltre a iniziative sostenute da bandi pubblici, come Roma Creativa e Estate
Romana
.
La Città Eterna inizia a diventare la città più ‘tatuata’ d’Europa e il centro storico
monumentale viene sempre più circondato da quartieri di periferia arricchiti di nuove opere
d’arte che dai quartieri marginali guardano verso il centro, così come scriveva la curatrice
Francesca Alinovi a inizi anni ‘80 durante l’inedita presentazione in Italia dei lavori di Keith Haring e degli altri pionieri della Street art newyorkese. Qui una ricostruzione di alcuni degli
interventi artistici realizzati negli ultimi anni a Roma, che invita ad approfondire senza la
pretesa di essere esauriente, vista la grande quantità e varietà di murales realizzati.

2012: Urban Arena al MACRO (Museo di Arte Contemporanea di Roma) con murales di Ozmo
e Sten & Lex; Urban Area di a.DNA Collective con artisti vari all’ex cinema Volturno e all’ex
cinema Preneste, Lucamaleonte per -1 Gallery alla Casa dell’Architettura.
2013: opera di Borondo per Logout Project a San Lorenzo; Avanguardie Urbane in vari luoghi
della città; nasce il MAAM (Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz); Blu dipinge in via
del Porto Fluviale.
2014: la mostra Urban Legends al MACRO Testaccio Pelanda, Pigneto Pasolini al Pigneto con
Omino 71, Mr. Klevra e Maupal; Melting Icons di Diavù all’ex Cinema Impero a Torpignattara;
SanBa a San Basilio con murales di Liqen e Agostino Iacurci.
2015: Big City Life per il Museo Condominiale di Tor Marancia, il Festival di Poesia del Trullo;
Forgotten Project in vari luoghi della città; Popstairs sulle scalinate di Roma; ha inizio Muracci
Nostri
a Primavalle; esce la prima mappa della Street art a Roma, con relativa applicazione
digitale, che geolocalizza 200 opere.
2016: Triumphs and Laments di William Kentridge sul lungotevere della Farnesina; Seth
all’Ex Fabbrica Mira Lanza.
2017: nuove grandi mostre dedicate alla Street art come War, Capitalism & Liberty con le
opere di Banksy a Palazzo Cipolla e Cross the Streets di artisti vari al MACRO; il progetto
GRAArt di MURo dipinge il Grande Raccordo Anulare.
Nel 2017 la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali organizza quattro giorni di workshop
sulla Street art a Roma presso il MACRO, dai quali viene tratto il libro Action/Reaction nel
2019. Nel 2020 la Regione Lazio approva la Legge regionale 23 dicembre 2020 per
promuovere l’arte urbana e dà il via al bando annuale Lazio Street art.

La maggior parte della Street art prodotta a Roma si può ormai definire arte pubblica a tutti
gli effetti.
 
 C215 per Wunderkammern, Torpignattara, Roma 2013. 
Foto di Mimmo Frassineti tratta dal libro Street Art a Roma
 
 
Hogre per Strike the street al Centro sociale Strike, Roma 2013. 
Foto di Mimmo Frassineti tratta dal libro Street Art a Roma
 
 
Maupal, Pasolini. Pigneto, Roma 2014
 
 
Luis Gomez de Teran, Le cose che non si vedono. Per Muracci Nostri, Santa Maria della Pietà, Roma 2018

28.5.21

Il tempo delle noci: 100 bambini invadono Roma

 

Il “Tempo delle noci” è un progetto artistico-culturale ideato da David “Diavù” Vecchiato e Giovanna Piergentili, e realizzato da Città del sole e MURo, col patrocinio del Comune di Roma.

L'ideatore e direttore di MURo, l'artista Diavù, stavolta fa rivivere gli antichi giochi dei bambini romani attraverso una grande opera di Street art diffusa in tutta Roma.

L’idea è quella di riportare i bambini in strada dopo le tante restrizioni a causa della pandemia, e di sottolineare l’essenzialità del gioco nella vita dei bambini, utilizzando l’arte come potenziale espressivo. 


 

Perché “Il tempo delle noci”?

Abbiamo scelto di ispirarci a un antico modo di giocare dei bambini romani, che utilizzavano le noci nei loro diversi e fantasiosi giochi: i bambini le accumulavano e le utilizzavano come biglie, per essere vinte o perdute, etc. Giocare con le noci era così comune che l’espressione “lasciare le noci” (“relinquere nuces”) acquisì il significato di lasciare l’infanzia per entrare nella vita adulta. Il “Tempo delle noci” si riferiva dunque all'età della fanciullezza.

Il nostro intento non è solo quello di riproporre i giochi dell’antica Roma attraverso un percorso artistico, ma soprattutto quello di sottolineare, appellandoci a una saggezza antica, l’importanza del gioco anche nei momenti storicamente più difficili da elaborare e comprendere perché l’arte, come la storia, sia al servizio dei valori del presente.

Le 100 opere di Street art

L’artista David DIAVÙ Vecchiato ha dato concretezza al progetto con l’idea di realizzare 100 opere di Street art nei quartieri di Roma, raffiguranti i bambini che giocano con le noci.

Queste opere, realizzate dall'artista con la tecnica dello stencil, compaiono in tutti i Municipi dove si trovano i negozi di Città del sole e saranno visibili sulle cabine semaforiche, elementi urbani visivamente anonimi e assolutamente non integrati con l'estetica della Città Eterna, che potranno in questo modo diventare elementi dello spazio urbano condiviso. A ogni negozio è stato assegnato un antico gioco romano che sarà raffigurato nell’opera di Diavù e realizzato nelle strade di prossimità del negozio.

Una caccia al tesoro a cui i bambini potranno giocare per le strade di tutta la città.

I 10 vetrales e i 10 laboratori per 100 bambini (15 maggio - 9 giugno 2021)

Il progetto si concretizza con la realizzazione di 10 laboratori destinati a 10 bambini ciascuno, che si stanno svolgendo nei 10 negozi romani dal 15 maggio al 9 giugno 2021.

In ogni laboratorio i bambini vengono prima invitati a giocare con un antico gioco, poi a creare insieme a Diavù e a Mirko Pierri un’opera d’arte collettiva sulla vetrina del negozio. 

Un vetrales d'artista!

Per maggiori informazioni su opere e laboratori collegati alla pagina de IL TEMPO DELLE NOCI di Città del sole

Per leggere e vedere cosa è successo nei laboratori di Street art segui la pagina Facebook di MURo.

QUALCHE IMMAGINE DELLE 100 OPERE:


 

QUALCHE IMMAGINE DEI 10 "VETRALES" DEI BIMBI:


"Il tempo delle noci" è un progetto artistico-culturale di mostra diffusa di opere e laboratori di Street art ideato da Diavù e Giovanna Piergentili, realizzato da Città del sole e Associazione Culturale MURo, col Patrocinio del Comune di Roma.

 Grazie di cuore a Gruppo Ivas per le vernici e a Crayola per gli omaggi ai bimbi.

24.6.20

Arte più che Pubblica: 200 metri di mural al nuovo ipermercato Oasi Tigre di Zagarolo (RM)



Mettete assieme un committente illuminato come Oasi Tigre, un team di professionisti della comunicazione come i Ribelli Digitali, un'associazione di artisti ed esperti di Urban Art come noi del M.U.Ro - Museo Urban di Roma e - a coordinare gli artisti - un veterano dell'arte pubblica come il 'nostro' Diavù, ed ecco che un luogo frequentato ogni giorno da centinaia di persone com'è un ipermercato può diventare l'occasione per immergersi in un dipinto di 200 metri e respirare arte visiva. 
Ecco, questo è il murale lungo 200 metri che abbiamo realizzato di recente con una buona parte dello staff di MURo! Qua sotto qualche foto del work in progress.

Se vorrete tuffarvi anche voi in questo vasto azzurroverde fate un salto a Zagarolo, in provincia di Roma, sulla via Prenestina Nuova (basta digitarlo sul GPS). 

Ringraziamo di cuore i nostri amici e partner Yococu e Gruppo Ivas per essere sempre con noi nelle nostre imprese.



28.4.20

Il questionario sull'Arte Urbana

Cari appassionati d'arte e amici di MURo, 

in seguito alla tavola rotonda del 7 novembre 2019 organizzata da MURo, E-Lex e YOCOCU, è nato il progetto ExP, acronimo di Explicit Partners, finalizzato a comprendere l’effettiva necessità di una legge che permetta la valorizzazione dell'arte eseguita negli spazi pubblici e condivisi. 

La valorizzazione dell'Arte Pubblica è un insieme di azioni e pratiche rivolte sia all'operazione di attribuirgli un valore, ovvero la definizione della proprietà intellettuale e del valore economico, sia alla definizione della possibilità e della modalità per
la conservazione di questa forma d'arte.

Un'azione che necessità di una base giuridica che parta “dal basso", coinvolgendo tutti i possibili attori, da chi realizza arte urbana fino a chi ne usufruisce, e che necessita un confronto aperto e sincero, proprio da "Explicit Partners" insomma.

Stiamo per questo provando a creare uno spazio di dialogo tra persone con visioni diverse, per incontrarci e dibattere su diritti e doveri, sugli spazi e sull'arte che si crea in questi spazi. 

Per realizzare questo dialogo abbiamo redatto un questionario accessibile mediante il seguente link:
https://forms.gle/U8ocHdxdtXzzzXX29
Che voi siate artisti, curatori o organizzatori di festival e/o di altri progetti di Arte Urbana, appassionati di Street Art o cittadini a cui queste opere all'aperto sono indirizzate, vi saremmo estremamente grati se vorrete compilarlo e divenire parte di questo nuovo progetto:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeDkPvQjMEVb1x7j19K6AoEqvnFVf_EtFdOnzFU4X17i3eMyA/viewform
Clicca sull'immagine e compila il questionario!

Grazie per la collaborazione.

Per maggiori dettagli sul progetto si può consultare il link: E x P
 

12.11.19

Nasce il progetto ExP: dall'incontro "Street Art o Arte Pubblica?" a una legge da richiedere al Parlamento Italiano.

Giovedì scorso, 7 novembre 2019, si è tenuta a Roma la tavola rotonda "Street Art o Arte Pubblica?" sul tema della necessità di emanare una legge italiana a tutela di opere d'arte negli spazi pubblici e condivisi, organizzata dallo studio legale E-Lex con noi di MURo, in collaborazione con Yococu (YOuth in COnservation of CUltural Heritage) e la galleria Rosso20sette Arte Contemporanea.
Ringraziando tutti i partecipanti - relatori, pubblico e staff - cerchiamo di riassumere qui in breve i punti emersi dagli interventi e dal seguente dibattito.

Abbiamo ascoltato con molto piacere le idee (in ordine di intervento) del Direttore dell'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro Luigi Ficacci, il quale ci ha illustrato come l'Istituzione da lui diretta si sta ponendo favorevolmente nei confronti di quella che ha definito "decorazione urbana" (hanno ad esempio di recente commissionato delle opere a Lucamaleonte) e ci ha ricordato l'esempio di Renato Nicolini, che con l'idea dell'Estate Romana seppe trasformare attraverso l'arte gli scenari urbani violenti della Roma di quegli anni in luoghi di cui riappropriarsi, con meraviglia e con una nuova consapevolezza del bello in cui ha il privilegio di stare chi vive a Roma.

 

È intervenuto poi Paolo Masini (Roma Best Practices Award, ex-Assessore del Comune di Roma e consulente del MIBACT), che - ricollegandosi a Ficacci - ha portato l'esempio del progetto di Arte Pubblica SanBa realizzato nel 2014 nel quartiere romano di San Basilio che presenta varie problematiche sociali, in cui la pratica dell'Arte Urbana ha mostrato proprio la grande capacità di creare percorsi partecipati coi cittadini insidiando dunque il controllo criminale dei territori. Inoltre ci ha raccontato degli esempi di come le istituzioni dovrebbero mettere a disposizione gli spazi urbani all'Arte Urbana, avendo il coraggio di produrre nuovi progetti di realtà che sanno come approcciarsi in maniera "sana" allo spazio pubblico, e ha immaginato ad esempio l'ipotesi di trasformare una brutta architettura come Corviale in un'occasione, commissionando un progetto di Arte Pubblica come quelli da lui citati (SanBa, GRAArt, Popstairs).


L'avvocato e docente di Diritto dell'Università di Salerno Giovanni Maria Riccio ha guidato il dibattito sul tema dei diritti, di chi realizza e di chi usufruisce delle opere d'Arte Urbana, dunque sia riguardo il diritto d'autore che riguardo la proprietà delle opere. Ha invitato ad immaginare assieme ciò che nella legislazione ancora non c'è, puntanto a tutelare interessi collettivi, piuttosto che usare regole come quelle legate esclusivamente alla proprietà privata, che tutelano soltanto gli interessi del proprietario del muro senza domandarsi chi sono i proprietari dell'opera che c'è dipinta sopra, e se questa non sia un bene culturale che testimonia un periodo storico, oltre che avere un intrinseco valore artistico.



Anna Maria Cerioni della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ha illustrato l'attività che il suo ufficio porta avanti di censire beni comuni, tra cui elementi inseriti in edifici storici come le edicole sacre o le targhe di divieto di "immondezzaro" in marmo, fino alle recenti opere di Urban Art. Ha proposto dunque l'ipotesi di valorizzare la Street Art attraverso normative già presenti nella Carta per la Qualità del Comune di Roma.


Primo intervento di chi rappresenta produce e realizza progetti di Urban Art è stato quello dell'artista e curatore (e ideatore del MURo) David Diavù Vecchiato, che - dopo aver analizzato le sostanziali differenze tra le etichette "Street Art", "Arte Pubblica" e "Urban Art" per far chiarezza sulla terminologia che va usata per distinguere i diversi approcci di intervento artistico negli spazi urbani* - ha proposto alcune idee per valorizzare questa forma d'arte in Italia. Una di queste sarebbe aggiungere nelle schede di censimento delle opere di cui ha parlato la Dott.ssa Cerioni anche il valore economico di ogni opera, laddove è possibile quantificarlo (in tutte le opere di Arte Pubblica commissionate ad esempio, ha proposto di partire dal costo investito per la realizzazione per poi salire in base al valore dell'artista sul mercato). Un'altra proposta è quella di favorire la realizzazione di opere anche su edifici moderni nei centri storici delle città d'arte. Diavù ha inoltre parlato dell'eventualità di affiancare alle figure istituzionali che prendono oggi decisioni in merito a quali opere di Arte Pubblica realizzare (e che un giorno decideranno probabilmente anche quali opere tutelare e/o restaurare), un team di esperti di Urban Art con provata esperienza sul campo in qualità di consulenti temporanei, di volta in volta diversi. L'artista ha infine evidenziato come qualsiasi idea di 'pugno duro' con processo penale legata a vandalismo, tag, graffiti e interventi artistici non autorizzati nello spazio urbano sia fallimentare, e come un processo di assegnazione di valore economico alle opere di Urban Art e al loro eventuale costo di ripristino in casi di danneggiamento, potrebbe ispirare un approccio più equo e pragmatico alla "lotta al vandalismo urbano", basato al massimo sui costi di ripristino del bene danneggiato.


La storica dell'arte e restauratrice Laura Rivaroli di Yococu (YOuth in COnservation of CUltural Heritage) ha approfondito l'argomento della conservazione e tutela delle opere di Urban Art, già sfiorato negli interventi precedenti. Ha proposto di trovare assieme una soluzione per individuare opere delle quali non si dovrebbe privare la comunità, e ha portato come esempio di cattiva gestione di un caso di questo tipo il murale realizzato da Keith Haring nel 1984 e cancellato dal Comune di Roma sul Palazzo delle Esposizioni.
Raccontando i primi esperimenti effettuati anni fa su murales realizzati a Roma dal MURo, partiti dalla volontà dello staff stesso di Yococu di sperimentare scientificamente la possibilità di tutelare l'Arte Urbana, ha spiegato che loro oggi intervengono esclusivamente su richiesta di organizzazioni che realizzano progetti artistici in cui si prevede la tutela già in fase di realizzazione delle opere, portando l'esempio del progetto GRAArt.


L'artista Nicola Verlato ha sottolineato come la diffusione dell'Urban Art di questi ultimi anni abbia favorito il ritorno dell'arte tra le persone, dal momento che l'Arte Contemporanea - pur avendo tentato di realizzare in passato varie opere di Arte Pubblica - in genere non possiede né la capacità di coinvolgere i cittadini, né le caratteristiche estetiche per attrarli che invece ha L'Urban Art. Ha inoltre messo in evidenza che questo ritorno dell'arte negli spazi pubblici permetterebbe oggi la possibilità di valorizzare opere ed artisti senza dover passare per forza per percorsi e regole del mercato dell'Arte Contemporanea. Verlato ha proposto di fare uno sforzo per individuare i meccanismi più adatti di selezione per scegliere quali opere d'arte già realizzate nello spazio pubblico conservare e quali nuove opere di Arte Pubblica realizzare nei centri storici.


Grazie all'intervento dell'artista Maupal (Mauro Pallotta) si sono potute focalizzare alcune contraddizioni che la Street Art mette spesso in evidenza. Nella sua esperienza, ad esempio, le opere  vengono rimosse immediatamente dalle istituzioni, e in particolare dal Decoro Urbano, anche quando lui ha il consenso del legittimo proprietario dell'edificio sul quale le ha realizzate e se la tematica dell'opera non è offensiva nei confronti di pubblico pudore, morale, religioni, etnie, generi o persone. In questo caso l'artista parla infatti di esplicita censura da parte dell'istituzione. Un altro tema sollevato da Maupal è stato quello del diritto d'autore, anche nel caso in cui l'autore reinterpreta personaggi noti. L'artista ha portato come esempio il suo rapporto con i rasppresentanti legali del Vaticano, che gli hanno notificato che i diritti delle sue opere rappresentanti il Papa sono da considerarsi proprietà del Vaticano e non suoi.


Il curatore di a.DNA Collective Mirko Pierri ha portato la propria testimonianza in merito a due delle sue più recenti esperienze di Urban Art. Il primo è il progetto "SPES", cioè la valorizzazione e restauro ad opera di Yococu del dipinto murale "L'albero del Domani" realizzato dall'artista Umberto Vota nel 1984 in Piazza Risorgimento a Battipaglia (Sa) nell'ambito del "Festival Internazionale Teatro Ragazzi" ideato da Carmine Battipede e dal lui diretto dal 1984 al 1988. La seconda testimonianza è quella del murale realizzato dall'artista Lucamaleonte alla fermata metro Ostia Lido Nord (Rm) pochi mesi fa, che è stato oggetto di un'aggressiva strumentalizzazione da più aree politiche. Pierri ha messo a confronto i due episodi proprio perché, pur avendo entrambi coinvolto la comunità locale e strutturato un percorso partecipato con scuole e associazioni, hanno ricevuto due reazioni opposte dalle istituzioni. Il progetto di Battipaglia è stato fortemente voluto da più realtà locali, pubbliche e private, e promotori del restauro sono stati i cittadini stessi che hanno contattato per la curatela Pierri e a.DNA, i quali si sono rivolti a Yococu per le soluzioni tecniche. Nel caso del murale di Ostia, che ha visto egualmente coinvolte prima della realizzazione diverse realtà locali fino alla realizzazione di diversi laboratori di Urban Art nelle scuole, un attacco sui social networks da parte di un esponente di un gruppo politico ostile al progetto e il rilancio dello stesso su giornali e siti web di cronaca locale, ha provocato reazioni e decisioni da parte del Municipio che - a detta di Pierri - dimostrano come sia oggi necessario tutelare il lavoro di chi realizza Arte Urbana in Italia per non lasciare ogni decisione in mano agli amministratori locali.


Al termine della tavola rotonda l'onorevole Manuel Tuzi, Parlamentare del Movimento 5 Stelle, ha invitato noi promotori del progetto in Parlamento, a parlare di Arte Urbana e a presentare quest'idea di legge di fronte alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati.



Gli spunti di riflessione emersi nel dibattito sono stati principalmente:

- la necessità di riconoscere e valorizzare l'arte negli spazi urbani come espressione artistica di primo ordine e di sapere riconoscere in chi opera nell'ambito dell'Arte Pubblica chi ha reali esperienze e competenze - dunque comprovata professionalità - da chi si improvvisa e non è perciò in grado di offrire le minime garanzie necessarie. Tali esigenze nascono non certo dal bisogno di 'normalizzare' qualcosa che siamo noi i primi a saper bene che fortunatamente 'normalizzabile' non lo sarà mai, quanto invece dall'esigenza di ridimensionare il potere e l'ingerenza di governi e amministrazioni comunali dei vari colori politici, così come anche quello di magistrati e aule di tribunale, e di gruppi di cittadini auto-organizzati ma non istituzionalmente riconosciuti, rispetto alle decisioni da prendere sia sulla realizzazione delle opere d'arte commisionate, che sull'eliminazione delle opere commissionate o spontanee. Si è convenuto che attraverso una forma di valorizzazione ufficiale dell'Urban Art si andrebbero a favorire più che gli artisti e i loro lavori, le comunità che sono proprietarie morali delle opere d'arte negli spazi pubblici.

- la necessità di ridiscutere con attenzione le pene previste nell'articolo 639 del codice penale a proposito del quale è stata espressa preoccupazione durante il dibattito.

- la necessità di comprendere se i vigenti strumenti legislativi ci permettono di identificare con esattezza chi è il legittimo proprietario delle opere di Street Art (quindi spontanee e realizzate in maniera illecita). È da considerarsi tale in assoluto il proprietario del muro su cui l'opera è stata realizzata? E siamo certi che il proprietario del muro possa fare dell'opera tutto ciò che desidera?

- la necessità di non impedire ai centri storici delle città italiane di proseguire nella loro naturale stratificazione di opere d'arte, e dunque la possibilità di realizzare opere di Urban Art anche nei centri storici e come regolarizzare a livello istituzionale questa possibilità.

- la necessità di ascoltare tutte le voci in campo al fine di riconoscere le varie esigenze: artisti, curatori, Soprintendenze, amministrazioni locali, Ministero, restauratori, associazioni, comitati di quartiere e così via. Provare con loro a comprendere qual'è il comune sentire e le difficoltà operative che incontrerebbe una possibile legge.

- i punti non discussi in questa prima occasione di incontro sono molti, ma saranno raccolti per approfondirli nelle prossime occasioni.

Trovandoci di fronte a un'idea nuova, una nuova creatura destinata a crescere, che man mano accoglierà persone, idee e opinioni, abbiamo deciso di darle un nome e l'abbiamo chiamata progetto ExP, cogliendo l'idea di Diavù, che lo ha lanciato nell'assemblea di ieri. Come lui stesso ha affermato in chiusura: «suggerirei Exp perché trattasi dell'esperimento di scrivere una legge partendo dal basso, un esperimento che riteniamo necessario anche come esempio, in questi tempi di ritorno a regimi autoritari. Ed Exp perché è acronimo di Explicit Partners. Dal momento che stiamo facendo lo sforzo di mettere assieme un network di persone con visioni diverse per farle incontrare e dibattere sui nostri diritti e doveri rispetto alle città e all'arte che vi si produce, è fondamentale che queste siano molto schiette ed esplicite tra loro nella discussione, affinché questo esperimento possa funzionare».

Prendiamo quindi l'impegno di stimolare la creazione di un network di vari soggetti competenti e interessati a questo tema attraverso una serie di iniziative che vedrete su questo sito, nell'area Exp.

Qui di seguito i link agli interventi in video:

introduzione di Paolo Conti

Luigi Ficacci

Paolo Masini

Giovanni Maria Riccio

Anna Maria Cerioni

David Diavù Vecchiato

Laura Rivaroli

Nicola Verlato

Maupal

Mirko Pierri

Manuel Tuzi e conclusione

*Nota:
Di seguito le differenti definizioni di arte negli spazi urbani che Diavù ha condiviso con l'uditorio della tavola rotonda e che riteniamo utile riportare. La definizione Street Art per le opere outdoor spontanee dell’artista e non autorizzate. Quelle definite illegali o, più esattamente, illecite. Legata particolarmente alle origini di questo movimento, in genere si pratica attraverso stencil, poster, piccoli e medi murales e interventi che hanno le caratteristiche di essere decisi solo dall’artista (o gruppo di artisti) e la vocazione di essere temporanei. È Arte Pubblica quando si tratta di opere in strada commissionate da amministrazioni ed enti pubblici, o prodotte attraverso bandi pubblici. Diavù ha spiegato che lui ritiene il termine esatto anche nei casi di opere commissionate da privati per pareti che affacciano su strada, in quanto per la percezione di cittadini e visitatori sono opere presenti nel territorio, e in entrambi i casi la scelta di un singolo proprietario o di un funzionario pubblico influenza quello che lui chiama il “panorama condiviso”. Parla infine di Urban Art/Arte Urbana quando prende in considerazione entrambe, anche quelle che non rientrano nei due precedenti casi, quindi le opere dipinte gratuitamente su muri richiesti da artisti o da associazioni e autorizzati (ma non commissionati) dalle amministrazioni se trattasi di muri di pertinenza pubblica, oppure dai proprietari se sono muri di privati. In questi casi in genere la scelta dell'immagine da realizzare è di solito dell’artista (e dei curatori, nel caso ce ne fossero). Diavù ha chiuso affermando che le opere richieste da Comuni ed altri enti a titolo gratuito lui non le prende in considerazione in questo elenco, ritenendo immorale richiedere lavoro gratis, e dichiarandosi sempre pronto a discutere queste classificazioni proposte.

(foto di Vincenzo De Francesco)